Teatro

Magnani, un nome pluripremiato

Magnani, un nome pluripremiato

Olivia, la nipote della grande Anna Magnani ha stupito tutti con l'interpretazione di Le consegue dell'amore di Paolo Sorrentino * PLURIPREMIATA Alla cerimonia dei Globi d’oro, Olivia è stata premiata come attrice rivelazione dell’anno. E a Parma ha ricevuto il premio intitolato a Maurizio Schiaretti * 'FILM DI QUALITA'' "Di film, in questi mesi, ne ho rifiutati non pochi. Mi sembra importante fare scelte attente. Devo crescere, come attrice" * IL FUTURO "Mi piacerebbe lavorare su un testo scritto da una donna. Il cinema italiano è troppo sbilanciato sul versante maschile" Ha ventotto anni, un viso affilato, lungo. Occhi luminosi. Uno sguardo ostinato, intenso, come di una che guarda sempre un po’ più in là, un po’ più lontano. Olivia Magnani, romana, ha un’eleganza da eroina greca, una dignità naturale mentre cammina, mentre parla, mentre muove le lunghe dita nervose. Non vuole piacere a tutti i costi, non vuole essere per forza al centro dell’attenzione. Riservata, diresti. Che, per un’attrice, è una qualità rara.Olivia Magnani ha stupito tutti, quest’anno, con la sua interpretazione in «Le conseguenze dell’amore», il film più premiato e più sorprendente di quest’anno. Tra gli altri premi, ci sono cinque David di Donatello e tre Nastri d’argento, per questo film silenzioso, anomalo. Nel quale lei interpreta la cameriera che osserva le mosse e i silenzi, le abitudini e le sigarette fumate da Toni Servillo, enigmatico ospite di un alberghetto in Svizzera, da anni lì, nella stessa stanza, negli stessi corridoi, nella stessa vita sospesa. Senza glamour, senza luci, senza modernità esibita, «Le conseguenze dell’amore» di Paolo Sorrentino è diventato il caso cinematografico dell’anno. E lei, Olivia, un’attrice che viene voglia di conoscere meglio. Al di là di quel cognome, immenso, che – come potete immaginare – non è affatto casuale. Olivia Magnani è la nipote di Nannarella, dell’attrice di Rossellini, Renoir e Visconti. Figlia di Luca Magnani, è la nipote della leggendaria Anna, occhi e grida del neorealismo, bocca e mani della passione, del tormento, dell’amore negato, ritratto e verità delle donne italiane del dopoguerra. Proprio l’altro ieri, alla cerimonia dei Globi d’oro, Olivia è stata premiata come attrice rivelazione dell’anno. A sancire quello che già tutti avevamo percepito. E pochi giorni fa, a Parma, Olivia ha ricevuto un premio non meno importante. Quello intitolato a Maurizio Schiaretti, il giornalista della «Gazzetta di Parma», innamorato del cinema, che ci ha lasciato un anno fa. Olivia, cominciamo dall’inizio. Perché il grande pubblico la scopre a ventotto anni? «Prima, per me, c’è stato il teatro. Ho studiato a Parigi, ho vissuto laggiù, e ancora adesso divido la mia vita tra la Francia e l’Italia. Per il cinema, ho aspettato che ci fosse un progetto di qualità a cui dare tutta me stessa. E sono felice che "Le conseguenze dell’amore", un film piccolo, abbia riscosso tutto questo interesse, questa serie di apprezzamenti che sembra non finire…». Le avranno proposto nuovi film, dopo «Le conseguenze dell’amore». E’ al lavoro su qualche set? «Per il momento no: non vorrei dare un’impressione sbagliata, ma di film, in questi mesi, ne ho rifiutati non pochi. Mi sembra importante fare scelte attente. Devo crescere, come attrice, e per crescere bisogna lavorare con serietà». Le attrici che rappresentano per lei i punti di riferimento sono quelle che hanno avuto lo stesso rigore nelle scelte, immagino… «Sì: le attrici che rappresentanno per me un esempio massimo sono Vanessa Redgrave, Gena Rowlands, Charlotte Rampling. Donne che hanno scelto con criterio, che hanno inanellato una carriera di film tutti di qualità. Mi piacerebbe molto somigliare almeno un po’ a una di loro». E sua nonna, Anna Magnani? Lei è troppo giovane per averla conosciuta di persona… «E’ vero, non ho fatto in tempo a conoscere mia nonna di persona. Ma i suoi film mi danno sempre una enorme emozione. Penso che sia stata una donna di intelligenza enorme, e di grande coraggio. Ha fatto scelte che precorrevano il femminismo in anni in cui il femminismo non esisteva ancora». A quale dei suoi film si sente più legata? «Senza dubbio, al film che ha girato con Pier Paolo Pasolini, "Mamma Roma". Ma anche i film che ha fatto con Visconti. O anche altre pellicole: l’altro giorno ho visto uno dei suoi film meno famosi, "L’automobile", e mi sono emozionata in maniera incredibile». Che cosa conta, per lei, nel lavoro dell’attrice? «Credere in quello che si fa. Non è un lavoro che si improvvisa, non è un lavoro facile. E’ un lavoro che deve essere necessario. E’ importante che tu senta la storia, che tu senta il personaggio. Non si fa, insomma, un ruolo tanto per fare». Con chi vorrebbe lavorare, nel prossimo futuro? «Con una donna. Vorrei lavorare, almeno, su un testo scritto da una donna. Non sono una femminista: ma penso che il cinema italiano sia troppo sbilanciato sul versante maschile». Resterà a vivere in Italia o lavorerà in Francia? «Vorrei vivere in entrambi i paesi. Amo moltissimo l’Italia, ma noto che la Francia aiuta molto di più i giovani che hanno voglia di lavorare. E forse, aiuta di più anche il cinema in generale. Comunque io non mi arrendo. Ho voglia di interpretare altri film, e non mi fermo certo adesso, dopo aver fatto il primo passo di questa strada…».